Riposizionarsi sul mercato e identificare un business model vincente non sempre è facile, ma spesso è l'unico modo per evitare la chiusura della propria attività
Il limite più grande per chi vive il mercato è non accettare che da qualche anno a questa parte le regole del gioco siano state completamente stravolte.
Ciò che in precedenza era condizione necessaria per fare impresa e prosperare ad oggi non lo è più.
Esistono tante, forse troppe aziende che ancora oggi vivono la propria quotidianità professionale nell’attesa che qualche cosa cambi, attribuendo ogni circostanza negativa a fattori esterni.
Senza dubbio eventi politici, terroristici, i media che comunicano un clima d’instabilità non giovano alla salubrità dell’economia nazionale, ma... il mercato non è affatto fermo, forse addirittura non è mai stato così attivo.
Non si vende più come prima
È necessario comprendere che il consumatore acquista, magari non necessariamente presso il solito negozio di fiducia, non con la stessa frequenza che poteva avere cinque o sei anni fa prendendo come unico riferimento il negozio cittadino... ma comunque acquista.
Esistono moltissimi negozianti che trascorrono gran parte del loro tempo a lamentarsi del fatto che le "vendite non siano più quelle di prima", si confrontano con altre realtà dettaglianti e quasi si rincuorano che questa situazione stagnate sia come un male diffuso nel quale anche gli altri sono coinvolti.
Accettare la sfida del cambiamento
Pochi, pochissimi negozianti si mettono realmente in discussione accettando la sfida del cambiamento, ciò perché il cambiamento spaventa, rappresenta abbandonare le proprie sicurezze seppur negative.
Cambiare significa abbandonare il “certo” per intraprendere un cammino di rinnovamento.
Riposizionarsi sul mercato, identificare un proprio business model vincente richiede un grande sforzo, una gran determinazione e forza d’animo, che non tutti sono disposti ad intraprendere.
Ed è per questo che la scelta spesso paradossalmente ricade nel mantenere la propria posizione proseguendo sulla strada maggiormente battuta, nonostante i dati allarmanti che mese dopo mese, anno dopo anno, emergono dalle chiuse di bilancio.
È necessario comprendere e accettare che non sono cambiate soltanto le regole del gioco, bensì si tratta di tutto un altro sport.
Ad oggi "Non Scegliere" equivale a scegliere di subire in maniera irreversibile tutti i colpi che questa condizione porta con sé, venendo trascinati in una realtà economica che investe tutti, con delle ripercussioni a pioggia che coinvolgono la vita professionale e personale di chi collabora all’interno dell’attività.
La paura di cambiare può paralizzare l'attività
Una delle motivazioni che portano il negoziante alla chiusura dell’attività è proprio la resistenza al cambiamento: psicologicamente non si accetta che il cambiamento è sano, e che cambiare rappresenta l’unico modo per dare proseguimento alla propria attività.
Numerose volte spaventati dal muovere passi verso strategie che risultano poco comprensibili, altre volte invece ossidati in una condizione che sembra diventata uno stato d’essere, si tende a voler rimandare ogni azione riponendo la speranza nel futuro che verrà.
L'avvento del digitale
I tempi di reazione sono completamente cambiati: in precedenza, prima dell’avvento del digitale, il cambiamento avveniva in modo lento e lineare, mentre oggi irrompe violentemente e nel giro di 3, 4 anni se non si sono apportate le opportune rivisitazioni si è letteralmente sbattuti fuori dal mercato.
Cosa fare quando l'attività è in perdita?
Sta diventando sempre più una forma mentis il fatto di dover superare un periodo, resistere nell’aspettativa futura che il vento cambi e che possano tornare i vecchi fasti economici in cui il commercio procedeva fluido e senza grandi cambiamenti.
Una mentalità che porta inevitabilmente con il passare del tempo alla chiusura dell’attività è pensare che un negozio non sia più uno strumento economico in grado di generare profitti, bensì venga giustificato il finanziamento di un’attività che è in perdita ricorrendo addirittura con capitali privati che si sono accumulati negli anni passati.
Tagliare i costi spesso non basta
Si tratta di comprendere e accettare che quanto si faceva prima non solo non è più condizione sufficiente, bensì nell’arco di qualche anno l’attività gradatamente - incassando sempre meno - diminuendo quelli che sono i fatturati per forza di cose dovrà necessariamente tagliare sui costi.
Inizialmente sul personale. Diminuendo il numero di commesse o trasformando i contratti in part time, per poi ragionare su costi fissi come mura, consumi, fino ad accorciare notevolmente la forbice d’acquisto, proponendo sempre meno assortimento a sempre meno clienti.
Bisogna cambiare il modello di business
Nel mantenere un business model sbagliato non si fa altro che prolungare l’agonia dell’attività gettando ulteriori denari in una macchina che non produce più quanto prima, innescando un meccanismo vizioso che genera un vortice da cui gradatamente si viene risucchiati.
I fatturati sono vertiginosamente scesi oltre la metà e non ci si domanda come mai, si preferisce replicare la stessa quotidianità senza fermarsi e mettere in discussione il proprio sistema di business.
Ciò perché è di gran lunga più semplice rimanere all’interno della propria zona di confort, con le proprie abitudini, seppur sbagliate, piuttosto che scegliere. Scegliere richiede coraggio, senso di sfida e provare delle sensazioni che sino ad ora magari non si erano provate, come ad esempio l’insicurezza di un qualche cosa che non è noto ma che rappresenta il bene per sé stessi, per la propria attività e per i propri cari.
Dietro ad una chiusura di attività esiste sempre tanto rammarico, la sensazione di non avercela fatta, di non essere riusciti a cogliere quel momento di cambiamento che rappresentava il tutto in grado di trasformare la propria mentalità, le proprie abitudine ed il proprio sistema di business.
In altri casi invece c’è il desiderio di cambiare, adeguarsi a nuovi sistemi di vendita, ma non si ha ben chiaro o non si hanno gli strumenti per individuare il percorso che si deve intraprendere per cambiare trasformandosi in un’attività redditizia al passo con i tempi correnti.
Stiamo assistendo ad un cambiamento talmente profondo che il negoziante si trova disorientato, disperdendo il più delle volte le proprie energie e risorse economiche in attività che non producono i profitti necessari.
Una strategia di medio-lungo periodo
L’attenzione come spesso accade è rivolta al presente, cercando di arginare le difficoltà momentanee senza però individuare un business model in grado di creare una rotazione di prodotto continuativa che consenta di rimettere in funzione l’attività in sofferenza con un focus sul medio periodo.
Il successo nell’attivare un processo di cambiamento strategico risiede nel seguire delle linee guida fondamentali come ad esempio avere una presenza ben strutturata all’interno del mondo Digital, essere in grado di comunicare costantemente con il proprio target d’utenza, rendere piacevole l’esperienza di acquisto all’interno della propria superficie di vendita.
Infine seguire e mantenere un rapporto strategico con la propria clientela anche e soprattutto dopo il post vendita.